Posto in versione integrale un interessante articolo di riflessioni sull'identità di genere in educazione.
Faccio una premessa: Certo nel nord Europa si è raggiunta anche un'altra parità: reale. Che senso ha ritrovarsi come nella nostra generazione, educati alla parità, per poi scoprire che nella realtà le donne, soprattutto le mamme, non hanno le stesse possibilità dei colleghi maschi, e ciò che è più grave, dei loro compagni, padri dei loro figli, che magari glielo fanno anche pesare? Consideriamo che da qualche anno il livello di scolarità delle donne ha superato quello degli uomini, ma la loro presenza nei posti di potere rimane infima.
Italia sono state uccise circa 100 donne, una ogni 2 giorni, nella maggior parte dei casi da compagni o ex, è un dato agghiacciante in costante aumento. A novembre un marito alle
forze dell'ordine intervenute dopo l'omicidio della moglie ha detto: "Non mi lasciava parlare".
Purtoroppo in questo periodo storico assistiamo spesso in ogni campo ad un ritorno dello stato di natura, come se il fatto stesso di essere più forti fisicamente, psicologicamente, economicamente... desse il diritto di schiacciare l'altro e costringerlo a fare ciò che più ci aggrada.

E' solo sognando e agendo insieme, uomini e donne, in modo diverso, che regaleremo ai nostri figli un presente e un futuro migliore.
Come questo Papà...
Il padre con la gonna che fa riflettere sul futuro dell’educazione
La foto di Nils Pickert e del suo piccolo, entrambi con la gonna rossa, ha fatto il giro del mondo. Il bimbo voleva indossare abiti femminili e così lo ha fatto anche papà. L'educazione neutrale in alcuni Paesi è già realtà. Il governo svedese ha stanziato 12 milioni di euro per eliminare gli stereotipi di uomo/donna.
La foto e l'articolo hanno avuto un'eco enorme in tutto il mondo. L'autore si è anche trasformato in un bersaglio di certi ultraconservatori che gli hanno destinato messaggi di scherno attraverso Youtube. Per tutte queste ragioni, Pickert non risponde più alle interviste. Ma oltre al fenomeno di Internet, che ha seguito una sceneggiatura più o meno nota, la vicenda ha ravvivato un dibattito molto attuale in Germania e nel Nord Europa, riguardo all'educazione neutrale rispetto ai generi.
In particolare in Germania, dove gli ambienti progressisti guardano sempre con una certa invidia a quello che succede più a nord, si discute ininterrottamente sul modello svedese. Dal 2008 il Governo di centro destra della Svezia ha stanziato 12 milioni di euro per eliminare i tradizionali stereotipi di uomo/donna, bambino/bambina nell'educazione. Il dibattito è però lontano dall'essere risolto. Alcuni politici dell'opposizione continuano a chiedere che in ogni scuola sia presente uno psicologo esperto in questioni di genere che verifichi periodicamente la messa in pratica delle linee guida.
L'esempio più famoso della via svedese verso il superamento degli stereotipi è probabilmente «Egalia», una scuola materna nel distretto di Sodermalm di Stoccolma, che ha deciso dal 2010 di eliminare le distinzioni di genere. Dai colori alla posizione dei giocattoli fino alla scelta delle fiabe da leggere. La rivoluzione di questo istituto parte dal linguaggio: prima di tutto i bambini vengono chiamati indistintamente «amici», mentre al posto del pronome maschile «hon» che sta per «lui» o «han», lei, viene utilizzato un generico pronome neutro svedese «hen» (usato nel linguaggio colloquiale). E anche le aree di gioco sono mischiate affinché non vi sia alcun tipo di barriera mentale e i bambini alternino con naturalezza le bambole ai robot, le pentole ai Lego.
Lo psicologo dello sviluppo Peter Zimmermann dell'università di Wuppertal riconosce in esperimenti come «Egalia» l'intenzione positiva di appoggiare l'uguaglianza dei sessi. Allo stesso tempo si chiede se però una ideologia sbagliata non venga così facendo sostituita da un'altra. «I bambini conoscono molto presto nella vita le differenze di sesso. Con un indirizzamento come quello svedese, il tema 'sesso' acquista una rilevanza che non è adeguata all'età dei soggetti in questione». La comprensione dei ruoli di genere all'interno della società viene molto dopo nei bambini, secondo Zimmermann.
Stato o meno, ci sono istanze che come riflesso dei cambiamenti sociali si vanno diffondendo anche nell'ambito dell'educazione. Nel quartiere di Kreuzberg a Berlino, in certe librerie alternative si possono trovare racconti e favole per bambini e adolescenti dove le storie includono omosessualità e transessualità. Le trame sono quelle di sempre ma qui la principessa si innamora di un'altra principessa, e una coppia di giraffe maschi è triste per non potere aver figli.
Già negli anni Settanta si diffusero in Germania tentativi di educazione neutrale, spesso però non andarono a buon fine. L'autrice femminista Marianne Grabrucker, carta e penna alla mano, cercò giorno dopo giorno di evitare che la figlia femmina si adeguasse al modello della bambina vestita di rosa che gioca con le bambole. Il risultato del tentativo è raccolto in un libro sotto forma di diario intitolato «Tipicamente femminile...Imprinting nei primi tre anni di vita» e che si può leggere come la storia di un esperimento fallito dove la piccola voleva a tutti i costi rientrare nello stereotipo.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/pickert-gonna-rossa-educazione#ixzz2CZ7EnjSm
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