Il sondaggio del mese scorso dava a pari-merito come situazioni di difficile gestione capricci e litigi, che in
effetti si possono entrambe racchiudere nella categoria del conflitto. Perciò
dopo avervi consigliato di fare dei patti, per cercare il più possibile di
prevenire il conflitto, ora vediamo cos’è e come lo si può affrontare
positivamente.
Tutte le relazioni sono fatte di dialogo, ma anche di
conflitto, che se gestito adeguatamente e contenuto in limiti accettabili, è
vitale. Necessariamente ci sono momenti in cui i bisogni entrano in conflitto
con la realtà e con quelli di chi ci circonda, i bambini devono imparare a
contenere il loro innato egocentrismo ed il loro desiderio sconfinato ed
urgente. Guai se li accontentassimo sempre, se non dicessimo mai di no! Sarebbe
altrettanto grave che se li contraddicessimo sempre e non dicessimo mai di si!
L’altro giorno una mamma ha affermato “Mio figlio è
terribile, non sopporta i no!” e io ho
fatto ridere tutti i presenti replicando: “Lo capisco, io ho 36 anni, ma i no non li sopporto
molto neanche adesso!”… la differenza è che da grandi, anche se non fanno
piacere, non ci mettono più così tanto in crisi. Sappiamo che di
fronte ad un muro, possiamo comunque tentare un’altra strada e abbiamo un
concetto di tempo che ci permette di attendere più o meno serenamente, che la
situazione si modifichi.
Ai nostri bimbi manca questa visione d’insieme, allora i
bisogni diventano urgenze e le negazioni vere tragedie, ma possiamo e dobbiamo
insegnare loro che i limiti ci sono e vanno accettati, guai se li lasciassimo
in balia dei loro capricci tutta la vita, per non aver loro insegnato a
superare le frustrazioni!
Il conflitto è una grande opportunità di crescita per loro e
anche per noi, imparare a gestire i conflitti è una delle competenze più utili
e più difficili da acquisire. Non rinunciare al proprio punto di vista,
trovando comunque delle mediazioni per non sconfinare nella guerra, è utile in
qualsiasi situazione di vita.
Il conflitto è buono fino a che permette il coesistere dei
diversi punti di vista, in un dialogo che per quanto acceso, è ancora
comunicazione. Quando si arriva all’urlo, alla porta sbattuta, all’insulto,
all’atto lesivo verso se stessi o gli altri, siamo passati alla guerra: al
tentativo di eliminare il punto di vista dell’altro o l’altro in toto. Il
meccanismo che ci
porta inesorabilmente dal conflitto alla guerra è semplice ed una volta compreso lo si può scardinare, sebbene questo comporti una capacità di dominio delle proprie emozioni e pulsioni, che richiede un grande esercizio.
Il meccanismo in breve è questo: quando dialoghiamo ci
mettiamo alla pari rispetto al nostro interlocutore, ma quando parte un
conflitto, uno degli interlocutori cerca di sovrastare l’altro per far valere
il proprio punto di vista, a quel punto istintivamente l’altro o gli altri, non
si metteranno alla pari, ma rilanceranno, cercando a loro volta di sovrastarlo
e schiacciarlo, l’escalation di aggressività porta necessariamente ad un
inasprimento del conflitto, che se non verrà bloccato da qualcuno, sfocerà in una guerra.
C’è di buono che non siamo robot, non abbiamo un pulsante
che se qualcuno lo spinge parte il pugno: possiamo imparare a distaccarci dalle
nostre emozioni, a non reagire istintivamente, ma a riflettere con calma e
decidere come agire, non reagire, rispetto all’altro, soprattutto nel momento
in cui sta schiacciando uno dei nostri “pulsanti emotivi”, i punti deboli che
ci fanno scattare, solo fino al giorno in cui non li riconosciamo e riusciamo a disattivarli.
A me piace pensare ad una “lavatrice delle emozioni”: bisogna mettere fra se stessi e gli altri
uno spazio, una camera di compensazione, un cuscino, dentro al quale, come in
una lavatrice, ripuliamo le sue parole dalla rabbia e da tutto ciò che ci
ferisce e ci fa scattare, per tenere solo il messaggio contenuto in quelle
parole e insieme accogliamo e ripuliamo le nostre emozioni di reazione,
decidendo se agirle o meno. A quel punto valutiamo se è opportuno rispondere e
cosa si può rispondere a quel messaggio, non all’aggressione con cui è
“condito”, se il messaggio è pura aggressione generalmente è saggio non
rispondere perché evidentemente il dialogo si è già perso.
Ci sono momenti in cui è possibile rimettersi sullo stesso
piano e cercare di ristabilire un dialogo, altri in cui è più logico distaccarsi
e terminare la discussione, lasciandola comunque aperta e riprendendola in un
altro momento.
So anche quanto male fanno ai bambini i conflitti fra i
genitori e quindi ritengo davvero importante mettervi in guardia dal
coinvolgere i bambini nelle inevitabili situazioni di incomprensione che spesso
possono venirsi a creare.
Capire le origini ed i meccanismi che portano al conflitto,
mi auguro possa essere utile soprattutto in queste situazioni, perciò
l’esercizio che vi propongo è:
-
Scopri e desensibilizza i tuoi pulsanti emotivi
-
Creati la tua “lavatrice delle emozioni” e usala
in tutte le situazioni di difficoltà
-
Smettila di reagire: agisci, in modo più
consapevole e quindi più libero
È un bell’esercizio tosto e mi piacerebbe sapere se vi è
stato utile… la prossima volta analizzeremo meglio i capricci e come smontarli…
con un gioco!
Un abbraccio a voi e un grande bacio ai vostri bimbi… anche
se vi hanno fatto arrabbiare!!!!
Bello Fede, adesso prendo due o tre viti e un cestello emotivo e mi costruisco la mia lavatrice, ho già una montagna di roba da metterci dentro, e chi non ne ha? Speriamo di farcela e che funzioni!!!!!!!!!!!!! A leggere te sembra facile, ma... mi sa che è un po' più complicato! Cmnq grazie! Anna
RispondiEliminaGrande Anna: cacciavite alla mano allora! La lavatrice delle emozioni è molto utile anche in ufficio, in coda in tangenziale, con i compagni, le mamme... buon lavoro! E se non funziona... continua a provare, vedrai anche che funziona meglio dopo qualche "lavaggio" e abbiamo tutti una montagna di roba da metterci dentro, ma quando riusciamo a diminuire il carico di emozioni non "ripulite" stiamo molto meglio! E' più facile di quel che sembra, fidati! Ciao, Fede
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