"La sofferenza di chi attraversa la separazione è grande ed è sottovalutata. La sofferenza, specie se non riconosciuta e accolta, genera rabbia, rende cattivi.Quando diciamo abbandono e perdita usiamo parole che evocano la morte. C'è un grande, misconosciuto senso di morte nell'esperienza della separazione. Morte di una parte essenziale di sè che ciascuno, con serietà a volte insospettata, aveva proiettato non tanto -o non solo- nel partner e nei figli, ma nel progetto complessivo di vita [...] per guarire dal dolore della perdita occorre attraversare un processo che si chiama lutto.
[...]
Il dolore e la rabbia generati dall'esperienza di una separazione,
non sono molto diversi da quelli prodotti da un grave lutto. Solo che incontrano meno comprensione sociale. Apprendere che a qualcuno che conosciamo è morta una persona cara ci dispone per lo più a sentimenti di comprensione nei suoi confronti: immaginiamo il suo dolore e siamo pronti a tollerarne le manifestazioni. Se veniamo a sapere che in quella famiglia incombe la separazione ci immaginiamo il litigio, siamo tentati di prender partito, compatiamo i bambini.
I. Bernardini "Finchè vita non ci separi"
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