mercoledì 16 maggio 2012

Il gioco continua: Facciamo un patto!

Dal sondaggio risultano in testa: incomprensioni, capricci e litigi… insomma la macro-categoria: conflitto! Niente di strano: il conflitto è certamente il più grande problema delle relazioni umane!

L’argomento è complesso, cercherò di affrontarlo “a puntate”, iniziando da un primo grande passo: come prevenire i conflitti, soprattutto nelle relazioni educative e con i nostri figli, poi pian piano cercheremo di affrontare il resto… se vi va!

Vostro figlio di 4 anni vuole andare al parchetto all’uscita di scuola, voi avete ancora mille commissioni da sbrigare, sapete di avere 10 minuti, ma che a lui non basteranno e farà capricci per mezz’ora? Gli dite di no subito? Vi rassegnate a stare un’ora al parchetto e rimandate il lavoro a dopo cena? No: provate a fare un patto! Spiegategli la vostra situazione con le parole giuste per un bimbo, concordate che starete poco, che appena lo chiamerete andrete a casa senza capricci, altrimenti la prossima volta non ci andrete affatto, non perché lo punite, ma perché non sa rispettare quel patto. Probabilmente ci sarà una contrattazione, magari non saranno 10 minuti, ma un quarto d’ora, quando lo chiamerete vorrà fare un ultimo scivolo, ma qualche rinegoziazione ci può stare, anche loro vogliono avere potere nella relazione ed è importante che sentano di averlo, poi però a casa col sorriso tutti quanti.

Vostra figlia di 14 anni vuole iscriversi al corso di teatro, ma fa già uno sport e suona uno strumento? E’ assurdo, non troverà più il tempo di studiare, la risposta è no? Vi aspettano qualche urlata, un paio di mesi di bronci e probabilmente qualche votaccio, giusto per dire che se non vuole studiare tanto non lo fa lo stesso, magari sarebbe potuta diventare un’attrice da oscar e ve lo rinfaccerà per anni… Perché non darle fiducia e provare a ragionare insieme? Sarà dura, molto dura, se ne rende conto? Ha già preso due impegni seri e c’è la scuola, probabilmente dovrà rinunciare al tempo libero, alle uscite con gli amici e studiare la sera, ne vale la pena? Non sarebbe meglio rimandare al prossimo anno, magari riducendo gli allenamenti? E’ proprio convinta? Va bene, fate un patto: se cala il rendimento scolastico e l’impegno sulle altre attività o se si renderà conto di non farcela, dovrà mollare il teatro e magari restituirvi il costo del corso, perché i soldi non si buttano per capriccio. Ma tutto sommato se vuole ce la può fare, ne siete convinti (perché siete i suoi più accaniti fans, non ve lo scordate!), dovrà solo organizzarsi bene.





Il conflitto si previene con il dialogo e contrariamente a quello che siamo soliti pensare, la parte più importante del dialogo, non è la produzione di parole, ma l’ascolto. Parlare è produrre parole, ma la comunicazione è fatta di moltissime cose, e quello che trasforma il semplice parlare in dialogo, è l’ascolto. Mettersi in ascolto dell’altro, di tutto ciò che ci dice,

con le parole, ma soprattutto con le azioni, i silenzi, le espressioni, ci fa davvero entrare nel suo mondo, solo quando siamo sintonizzati, possiamo ricevere tutto ciò che l’altro ha da offrirci e da comunicarci. Quando sarete sintonizzati con l’altro, solo allora potrà esserci vero dialogo, in un clima sereno, di accettazione, sospensione del giudizio e ascolto profondo. Forse non concorderemo con ciò che l’altro ci comunicherà, ma potremo realmente comprenderlo e la comprensione delle ragioni e dei bisogni dell’altro ci permetterà di trovare soluzioni per una pacifica convivenza.

Nei post precedenti ho parlato di una pedagogia positiva, che superi la coercizione, il ricatto, la punizione, ma anche la manipolazione e il senso di colpa, in definitiva che incentivi la libera espressione di tutto quel meraviglioso potenziale umano di cui i nostri bimbi sono depositari.

Con ciò non intendo sostenere che i bimbi debbano essere abbandonati a se stessi, ai loro capricci e bisogni immediati e che gli adulti ne debbano diventare in qualche modo schiavi. Per carità: guardiamocene bene, non sarebbe utile né a noi, né a loro!

Noi siamo gli adulti, loro bambini o adolescenti. Tanto per cominciare avrei una puntualizzazione sul concetto di adulto, participio passato di “adolescere”, crescere, vale a dire “cresciuto”, bah ecco, io non ritengo sia da intendersi in modo così categorico, nel senso che si, siamo abbastanza cresciuti, ma abbiamo ancora tanta, tantissima strada da fare e guai a chi smette di crescere!

In ogni modo, in qualunque relazione educativa, c’è un soggetto che deve svolgere la funzione adulta e un altro che deve crescere col sostegno di questo adulto. Di solito si usa la metafora dell’albero, a me piace molto quello dell’impalcatura: quando si fa una casa, ma anche quando la si ristruttura, serve un’impalcatura, che contiene, sostiene, da una forma, protegge… poi però al momento giusto la si smonta e rimonta da un’altra parte, questa è la metafora del mio mestiere, come genitori la cosa è forse più complessa, perché qualche asse qualche trabattello, resta sempre sul cantiere, stiamo lì vicini, in disparte, ma presenti, pronti a intervenire, sostenere, puntellare, tutta la vita.

Ho parlato di funzione, non di ruolo, perché  c’è una bella differenza: un ruolo è qualcosa che “recitiamo”, che assumiamo di fronte alla società, è qualcosa che spesso finisce con l’ingessarci, inchiodarci, toglierci spontaneità e libertà di azione, mentre la funzione è qualcosa che facciamo, è un modo funzionare, di essere noi stessi in una certa situazione in cui ci assumiamo determinate responsabilità e ci poniamo degli obiettivi.

E’ una distinzione  importante, perché se decidiamo di assumere il ruolo di Madre e Padre, sostanzialmente cercheremo un “manuale”, se invece vogliamo essere noi stessi ed assumere consapevolmente la funzione di Madre e di Padre, allora il gioco è diverso, molto più complicato e sicuramente più divertente! E’ dentro a questo contesto, a questa ricerca di una funzione adulta costantemente mediata e indirizzata dalla relazione, dal dialogo, dall’ascolto di noi stessi e dei nostri bimbi, che nascono i patti.

“Facciamo un patto” è mettersi sullo stesso piano, ciascuno con la propria specificità, le competenze, i bisogni, i desideri e con la propria funzione. Si può dialogare, si può mediare, sta a noi comprendere che patto proporre per uscire da un empasse proponendo una soluzione evolutiva , sia per la relazione, che per il bambino o ragazzo che ci sta di fronte e soprattutto sta a noi pretendere coerenza e lealtà, prima di tutto da noi stessi (guai a cedere alla tentazione di far valere la nostra posizione di forza per cambiare le carte in tavola, un patto è un patto), poi dai nostri figli.

I patti si basano sulla fiducia, esattamente come le relazioni. Possiamo pensare anzi che tutte le relazioni sane si basino su patti, impegni reciproci, liberamente assunti da soggetti consapevoli e responsabili di onorare il loro impegno, prima di tutto verso se stessi. I patti possono essere rinegoziati, ma fra adulti sappiamo bene che non rispettare un impegno preso, può talvolta costare addirittura la sopravvivenza di una relazione, “patti chiari amicizia lunga” dice il proverbio.

Abituiamo i bambini a fare dei patti e appena saranno in grado, rendiamoli consapevoli dell’importanza di prendere degli impegni e rispettarli, ma anche di come quelle scelte costruiscano il loro cammino di esseri umani. Se abbiamo dei figli adolescenti, discutiamo con loro del significato di quelle scelte, rendiamoli protagonisti del loro cammino di crescita, abituandoli a riflettere sul significato e sulle conseguenze delle loro azioni e decisioni, poi affianchiamoli, sproniamoli, aiutiamoli a portarle avanti.

Noi per primi non dobbiamo mollare un attimo: pochi patti e poche regole, ma chiari e rispettati e fatti rispettare, da tutti.

Gli esempi che vi ho portato vanno dai 4 ai 14 anni, ma se ne possono fare molti altri in mezzo, anzi, datemi una mano: fateli voi!

L’esercizio è questo: fate dei patti con i vostri figli, piccoli o grandi che siano, provateci!

Poi postate l’esperienza come commento… facciamo tanti esempi, scambiamoci le esperienze, i tentativi, le fatiche… le esperienze e il dialogo fra genitori, sono spesso più importanti della teoria, è la grande opportunità che ci offre il web, anche se amo tanto i libri.

Un abbraccio a voi e un bacio ai vostri ragazzi,
Federica

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