giovedì 4 ottobre 2012

Bullismo: non lasciamoli soli


“Non rispetterei quel giovane se lo considerassi soltanto come vittima del destino e come totalmente irresponsabile. In tutti gli atti esiste una parte di responsabilità personale, anche se può essere attenuata dal vissuto familiare e sociale”. L’educatore non vuole abbandonare il ragazzo in balia del suo destino e individua l’elemento attivo su cui può impostare il proprio intervento nella responsabilità personale."

Il fenomeno è sicuramente preoccupante, soprattutto per noi genitori, ma credo sia sempre utile considerare che i nostri ragazzi sono lo specchio di ciò che siamo e stiamo loro insegnando, come genitori, ma soprattutto come società.




Viviamo in un contesto molto competitivo, spesso spietato e la scuola, che prepara i nostri giovani ad inserirvisi, deve per forza di cose adeguarsi al mondo reale: se fosse basata su principi utopistici rischieremmo di farne dei disadattati.
D'altro canto se il mondo adulto e la scuola rinunciano al dovere di cercare di rendere la generazione successiva migliore della precedente e di tendere attraverso l'educazione al miglioramento della qualità di vita e di relazione, dove andremo a finire?
Da un equilibrio di queste polarità può nascere un sistema efficace, che educhi alla competizione al pari della collaborazione, che insegni a tenere insieme l'empatia e l'ambizione, che dia a ciascuno il modo di trovare il suo posto, di elaborare un ruolo positivo nella classe, in modo che non gli resti solo la forza fisica e la prevaricazione sul più debole, per primeggiare.
Qui di seguito trovate alcune frasi estratte da un articolo di A. Olivero Ferraris, che vi consiglio, se vi interessa leggerlo integralmente, andate al link.

"Non ci si può limitare a guardare e a non fare niente, sono i ragazzi stessi che se lo aspettano e che vanno salvati dai propri impulsi, perché i ragazzi sono in crescita, cresce sia il loro corpo, sia il loro sistema nervoso. Il cervello è completamente maturo fra i venti e i ventidue anni, allora a 14 o 15 anni si può capire benissimo tutto, essere bravi in alcune o tutte le discipline, i centri dell’emotività, l’amigdala, è completamente sviluppata, si possono avere delle emozioni molto forti, però la corteccia prefrontale, quella che presiede al controllo degli impulsi deve essere ancora completamente mielinizzata: tutto questo significa che di fronte ad una emozione forte i ragazzi non hanno un controllo completo come può essere nel caso degli adulti e questo ci dice che un ragazzo, per ragioni fisiologiche, è in una condizione diversa da quella di un adulto quando prova un’emozione forte. Ovviamente ci sono degli adulti che non controllano le emozioni, ma nel loro caso intervengono altri fattori: la cultura, l’educazione. Per queste ragioni è importante riconoscere autonomia e libertà ai ragazzi, purché ci siano le competenze, ma anche dare loro un punto di riferimento fino ai 18, 20 anni proprio perché tendono a vivere troppo nel presente, a non immaginare le situazioni, ad agire d’impulso, rischiando di rovinare gli altri e se stessi."

"La scuola dovrebbe avere un suo programma in merito alle risposte da dare al fenomeno del bullismo da esporre anche alle famiglie all’inizio dell’anno scolastico, poi deve avere delle regole. Lo statuto degli studenti e delle studentesse che è adottato in molte scuole è stato elaborato da loro stessi, e questa è una strategia interessante perché fa emergere dai ragazzi le soluzioni dei problemi. C’è una strategia di intervento che consiste nell’avvicinare uno alla volta i bulli chiedendo a ciascuno che cosa farebbe per risolvere i problemi di integrazione nella classe di un compagno. Impegnare i ragazzi a riflettere e a trovare una soluzione ad un problema può essere una strategia efficace contro il bullismo.
Si può ricorrere ad altre risorse come, ad esempio, il lavoro in gruppo facendo più gruppi e facendo lavorare assieme il bullo e la sua vittima e come nell’esempio della banda e dell’orchestra far sperimentare loro il lavoro comune per portate a termine un compito. Ma si può pensare anche alla discussione in gruppo, a partire dalla quinta elementare l’età in cui si può manifestare il bullismo, per parlare di quello che succede a scuola, dei problemi che ci sono e con il metodo maieutico far emergere le soluzioni
La scuola deve sperimentare modalità diverse di didattica: oltre alla lezione frontale, lavori in gruppo, discussioni ma in forma sistematica, e deve sondare tutte queste risorse se vuole contrastare in modo efficace il bullismo."

 


http://www.annaoliverioferraris.it/educazione-bambini/il-bullismo.html

1 commento:

Benvenuto!
Ti ringrazio per il tuo contributo, sono certa che le tue idee ed esperienze saranno utili a tutte e tutti!