sabato 15 luglio 2023

Sono tornata 2: Amavo il mio lavoro di educatrice

 


Amavo il mio lavoro, quando entravo nel Centro per persone con disabilità in cui lavoravo, cantavo e la micro-comunità casa famiglia per disabili era una seconda casa. Accompagnare persone con disabilità nella loro vita quotidiana nella città più veloce, stressata e insofferente d'Italia, la ruota del criceto gigante, è stato arduo, ma molto interessante e arricchente. 

Con loro ho anche esplorato la città da turista, scoprendone la bellezza e la storia: sotto la corazza di asfalto e cemento armato, anche Milano ha un cuore. Li ho portati a

vedere tutta la cultura possibile e immaginabile, approfittando di uno dei pochi privilegi della disabilità che è poter accedere gratis a moltissimi luoghi, musei ed eventi. 


Milano è anche una città molto ricca e molto cara, quindi tutta questa fatica controcorrente di chi lavora nel sociale è aggravata dalla oggettiva impossibilità di arrivare a fine mese con uno stipendio che se va bene arriva a 1200 €, se hai il full time e lavori in un servizio aperto sempre e in cui ti pagano anche se l'utente è assente, qualcosina di più se fai le notti e i festivi. 
Già perché le comunità non chiudono mai, nemmeno a Natale, Capodanno, Pasqua, durante una pandemia in cui devi tenere rinchiuse persone incapaci di capirne la motivazione e spesso di gestire i propri impulsi e frustrazioni. 

Mentre la maggior parte delle persone si lamentavano di dover stare chiuse in casa, che in effetti era una limitazione della libertà personale terrificante, io avrei voluto tanto essere fra loro anziché dover uscire di casa e andare al lavoro. 

Il mio terrore non era di ammalarmi, ma di ammalare loro, che il maledetto covid entrasse in comunità dove facevo lunghi turni da sola (con persone fisicamente compromesse, alcune senza la capacità di parlare o spiegare come stessero), senza alcuna competenza medica, con un sistema sanitario regionale al collasso, numeri verdi a cui non rispondeva nessuno, ospedali dove si sceglieva chi curare e chi no, tamponi inesistenti, ambulanze che probabilmente per gli ospiti della mia seconda casa, non sarebbero nemmeno uscite e una cooperativa che un tempo mi avrebbe coperto le spalle, su cui sentivo di non poter più contare.


Fra dpcm, chiusure, riorganizzazione turni, attività on line, fis, dpcm, aperture, riorganizzazione turni e gruppi, giorni, attività all'aperto, attività al centro, mascherine, distanze,  dpcm, protocolli covid, provare febbre, registrare, igienizzazione di mani, superfici, dpcm, maniglie, pulsanti, sanitari ad ogni uso ... a dire la verità è andato tutto abbastanza bene, siamo stati bravi e i "nostri" ragazzi sono sopravvissuti alla prima ondata.

...continua...

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